Ven. Ott 10th, 2025

Tron: L’Eredità Digitale – Un Viaggio Attraverso la Storia della CGI e il Culto di una Saga

La saga di «Tron» occupa un posto unico nel cuore degli appassionati e dei professionisti del cinema. Alcuni amano il franchise per la sua atmosfera avveniristica, altri lo rispettano per la sua pionieristica innovazione nelle tecnologie visive, mentre ad altri semplicemente piacciono le estetiche iconiche. Cerchiamo di capire cosa rende questi film sull`uomo che si lancia dischi luminosi così memorabili, tracciandone la storia e le peculiarità.

Il Rivoluzionario «Tron» del 1982: Un Balzo nel Digitale

Oggi è difficile immaginarlo, ma «Tron» del 1982 fu uno dei primi film a fare un uso così intensivo della grafica computerizzata. Creare soli 20 minuti di animazione richiese mesi di lavoro meticoloso, inclusa la programmazione manuale di molte scene e l`animazione dei personaggi tramite grafica vettoriale. La tecnica principale consisteva nel combinare attori in costume ripresi su pellicola con paesaggi disegnati a mano, sovrapposti digitalmente. Tutto ciò, all`epoca, sembrava una vera e propria svolta epocale.

L`industria, tuttavia, accolse il film con perplessità e un certo scetticismo. «Tron» non ottenne un grande successo commerciale e fu persino snobbato dall`Academy Awards, che nel 1982 rifiutò di nominarlo per i migliori effetti visivi, temendo le novità tecnologiche e la potenziale “sostituzione” dell`arte tradizionale.

“La lezione è che se vai contro lo status quo, ne paghi il prezzo. È difficile esprimere quanto i computer abbiano spaventato le persone, specialmente a Hollywood. La minaccia che «Tron» rappresentava era che i computer avrebbero in qualche modo interferito con il modo in cui facciamo i film, con tutta la nostra vita. Pensavano che gli animatori inserissero un codice e ne uscissero fotogrammi, e decisero che non era necessaria alcuna maestria o talento.”

Per ironia della sorte, alcune di quelle innovazioni furono successivamente riconosciute e celebrate. Ad esempio, il matematico Ken Perlin, che lavorò alla grafica del film del 1982, inventò l`algoritmo Perlin Noise, ora ampiamente utilizzato per simulare superfici irregolari e ambienti naturali, dalle rocce alle nuvole. Nel 1997, Perlin ricevette un Oscar tecnico per questa fondamentale innovazione.

Nonostante l`iniziale rifiuto, il primo «Tron» dimostrò chiaramente l`enorme potenziale delle tecnologie digitali, anticipando i tempi e diventando un punto di partenza cruciale per il suo sequel e per altri film che avrebbero esplorato simili tecniche. John Lasseter, capo della Pixar, ha dichiarato che senza «Tron» non avrebbe mai realizzato «Toy Story». In teoria, senza il film di Lisberger, non avremmo avuto né «Matrix» né l`universo cinematografico Marvel. Un grande ringraziamento ai creatori pazienti che non hanno avuto paura di seguire la loro visione, nonostante l`opinione dell`industria, e alle loro audaci intuizioni sulla CGI.

«Tron: Legacy» (2010): Estetica, Tecnologia e Narrazione

«Tron: Legacy» (2010) ebbe origine come prototipo concettuale, sviluppato da Sean Bailey della Disney, Lisberger (questa volta in veste di produttore) e il regista Joseph Kosinski. La realizzazione degli effetti visivi fu affidata alla rinomata Digital Domain. La creazione del nuovo mondo di «Tron» richiedeva risorse immense: bisognava riprendere i concetti originali, aggiornarli alle esigenze moderne, ma mantenendoli riconoscibili. Il team ci riuscì magnificamente, e interamente in IMAX 3D, offrendo un effetto di immersione senza precedenti nella realtà cinematografica. Il film di Kosinski fu uno dei primi a sfruttare pienamente questa tecnologia.

L`alto livello della CGI e la cura maniacale dei dettagli non sono gli unici motivi di orgoglio di «Legacy». Sul set fu anche utilizzata una tecnologia avanzata di motion capture per il ringiovanimento del personaggio di Jeff Bridges, Kevin Flynn, che si scontra con il suo giovane clone Clu. Metà delle riprese fu realizzata con una telecamera normale, l`altra metà con una speciale che catturava le micro-espressioni dell`attore. Oggi consideriamo il ringiovanimento degli attori qualcosa di ordinario, a volte persino con un certo scetticismo, ma nel 2010 provocò un puro entusiasmo nel pubblico.

“Ora possiamo inventare qualsiasi personaggio. Il processo cinematografico è tornato nelle mani degli sceneggiatori. Viviamo in un mondo in cui l`idea diventa centrale. Non servono più costumi o scenografie, tutto può essere disegnato, l`importante è che le idee siano giuste.”

Il design è la vera pietra angolare del franchise. Le tecnologie sono importanti, ma se non sono presentate in modo accattivante, finiscono rapidamente nel dimenticatoio insieme ai loro creatori. Questo non è certo accaduto a «Tron». È interessante notare che Joseph Kosinski, il regista di «Legacy», è passato al cinema dall`architettura. Questo background è stato un punto di forza per lui, e la storia stessa di Kevin Flynn, che per anni ha vissuto nella Rete, cercando di creare il suo mondo da zero, si correlava in questo senso alla biografia dello stesso Kosinski.

Particolare attenzione è stata dedicata alla `vitalità` e alla verosimiglianza del mondo della Rete. Secondo la trama del film del 2010, l`intero sistema era rimasto intatto nell`angolo dell`«Arcade di Flynn» per ben 28 anni. Il server non era connesso a internet, quindi il sistema si era sviluppato isolato da qualsiasi informazione esterna. In questo contesto, era estremamente importante mostrare la continuità nel design: nel film, l`architetto dell`ambiente computerizzato era lo stesso Flynn, e la `firma` del creatore doveva essere riconoscibile a prima vista. Oltre a ciò, bisognava anche trovare il modo di sviluppare organicamente questo mondo, realizzando la sua plausibile evoluzione.

“Il mondo di «Tron» ha bisogno di leggi. Abbiamo cercato di rendere tutto il più plausibile possibile dal punto di vista della fisica. È un mondo che è esistito su un server all`interno dell`«Arcade di Flynn» per vent`anni e si è evoluto da solo, affinando la precisione della simulazione, diventando sempre più realistico. Abbiamo usato vetro, cemento, metallo: volevo che il mondo fosse percepito come se fosse stato filmato, non creato.”

Kosinski ha creato una tale fusione organica di grafica computerizzata e mondo reale che si vorrebbe davvero rimanere a lungo nella sua Rete. «Tron: Legacy» ha dato un enorme contributo allo storytelling attraverso l`ambiente proprio grazie alla sua meticolosità e attenzione ai dettagli. Per apprezzarlo appieno, basta ricordare che l`universo di «Tron» è una simulazione della realtà, non il futuro. Una simulazione, per di più, creata dalle mani di una sola persona. È lui che ha trasferito nella Rete elementi del mondo reale: vetro, pietra, una sorta di fuoco, libri, stoviglie e persino cibo. Cose del tutto superflue per i programmi, ma capaci di rendere la vita più confortevole e piacevole. Quando Flynn scopre l`esistenza degli isomorfi, così simili agli umani, capisce che la Rete è diventata un organismo indipendente da lui. Che questo luogo non ha più bisogno di matematica, precisione, controllo totale. Ha bisogno di libertà.

“Tutto ciò che speravo di trovare nel Sistema – obbedienza, ordine, perfezione – tutto questo ha perso significato.”

In generale, molti elementi di design nella Rete sono il prodotto del cosiddetto scheumorfismo, una tecnica in cui oggetti reali prestano la loro funzionalità inalterata, ad esempio, ai widget di un telefono. Una calcolatrice digitale, ad esempio, imita una calcolatrice reale, fisica. Tutte le analogie nel mondo digitale devono essere intuitive, simili a ciò che il creatore ha incontrato nel mondo umano. Questo è ciò che Flynn stava creando. E più il suo doppio Clu lo soppiantava, più il mondo della Rete si riempiva di costumi in lattice, dischi luminosi e bastoni di etimologia sconosciuta che potevano improvvisamente trasformarsi in motociclette.

Nel mondo di «Tron» esiste persino il tempo atmosferico e le formazioni rocciose delle terre desolate, su cui non tutte le moto possono salire. Inoltre, queste non sono semplici strutture copiate dalla realtà, ma sono state ricreate da zero. Così, se si osserva attentamente, le pietre sono disposte con angolazioni specifiche l`una rispetto all`altra per sottolineare: questa è una `natura` creata dal computer. O da un dio-uomo, che per tutto questo tempo ha diligentemente lavorato al codice. Un grande saluto a Ken Perlin.

La Colonna Sonora: Il Cuore Pulsante di «Tron»

Sorprendentemente, il franchise ha sviluppato la tradizione di creare colonne sonore eccellenti, capaci di sottolineare anche la filosofia principale dei film. Ad esempio, nell`originale «Tron», l`accento era posto su una sintesi avanguardistica di cyberpunk e ottimismo scientifico classico dei primi anni `80: i primi effetti visivi computerizzati, la geometria semplificata delle reti, i forti contrasti di luce e ombra – tutto ciò creava nello spettatore la sensazione di un pioniere che si trovava all`interno di una macchina. Il film parlava di libertà di scelta e del confronto tra `umanità` e `macchina`, ponendo le basi per una filosofia del progresso tecnologico come nuova frontiera, generatrice allo stesso tempo di opportunità e minacce.

La colonna sonora del film del 1982 fu composta da Wendy Carlos, celebre tastierista e compositrice, autrice anche delle musiche per capolavori come «Shining» e «Arancia meccanica». Certamente, dalle opere elencate, si capisce già che non si sarebbe potuta trovare una colonna sonora migliore per il «Tron» di Lisberger. Ambient, elettronica, musica classica sintetizzata – cosa se non una sfida al suono abituale, un vero e proprio atto di rottura. Carlos è nota anche come divulgatrice del primo sintetizzatore di Robert Moog, il Moog Modular, su cui fu registrato il suo album Switched-On Bach – vincitore di ben tre Grammy Awards.

Nell`estetica rude e minimalista del primo «Tron» si annidava già allora il germe della nostalgia – il ricordo di un`epoca in cui il mondo digitale era misterioso e affascinante, ma non ancora diventato lo sfondo abituale della nostra vita. Successivamente, questo si sviluppò logicamente nel film «Tron: Legacy», che reinterpretò la filosofia attraverso il prisma del retrowave e della modernità. La nostalgia qui è duplice: da un lato, è un omaggio all`estetica degli anni `80, dall`altro – una malinconia per la semplicità e l`immediatezza perdute dei primi mondi computerizzati. Il film divenne visivamente più ricco, si immerse più a fondo nelle questioni esistenziali, ma allo stesso tempo non smise di essere un tipico film d`azione di fantascienza americano – raffinato nella sua semplicità.

E come si sono inseriti organicamente i francesi Daft Punk! Il risultato è stato un soundtrack avanguardistico ed estremamente piacevole all`ascolto, anche separato dal film stesso. House, musica dance, ogni sorta di `scricchiolii` e `rumori` sintetizzati, semplici sintetizzatori degli anni `80, hanno colpito il cuore dell`epoca, anticipando la moda del synthwave, retrowave e affini. La loro elettronica è intrisa di nostalgia.

Ricordiamo cosa accadde dopo l`uscita di «Legacy»: film come «Drive» (2011), «Kung Fury» (2015) e «Ready Player One» (2018) hanno tutti sfruttato con successo la stilistica retrowave e si sono chiaramente ispirati ai rappresentanti più amati di questa corrente, tra cui «Tron» ha avuto un ruolo fondamentale.

Il Futuro di «Tron»: «Tron: Ares»

Il 10 ottobre uscirà nelle sale di tutto il mondo il seguito del franchise, intitolato «Tron: Ares». I ruoli principali sono interpretati da Jared Leto, Greta Lee e Jeff Bridges. Il film ha già ricevuto recensioni contrastanti e piuttosto deludenti all`estero: 60% di `freschezza` su Rotten Tomatoes e 49 su 100 su Metacritic.

By Federico Santoro

Federico Santoro, dal cuore di Roma, trasforma ogni evento sportivo in una narrazione avvincente. La sua voce distintiva nel racconto delle partite di basket e calcio ha creato uno stile unico nel panorama giornalistico italiano. Le sue analisi tattiche sono apprezzate sia dagli appassionati che dai professionisti del settore.

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