Sab. Set 6th, 2025

10 Anni di The Witcher 3: Come Mi Sono Innamorato del Gioco (e Ho Forgiato una Spada)

Senza alcuna esagerazione, The Witcher 3: Wild Hunt è il gioco che ha completamente rivoluzionato la mia vita da gamer. Il 19 maggio ha spento le sue prime 10 candeline e, per celebrare questo traguardo, ho deciso di condividere la storia del mio primo vero incontro con Geralt di Rivia. Dico `vero` perché il primissimo tentativo di approcciarmi al gioco fu un vero e proprio fallimento.

La mia avventura con The Witcher è iniziata nel lontano 2016. All`epoca avevo un vecchio computer che scherzosamente chiamavo `la fornace`; riusciva a far girare il gioco a malapena a 20 FPS, e solo nei momenti di grazia. A peggiorare le cose, sedevo su uno sgabello cigolante che sembrava avere più anni di me. Inutile dire che, in tali condizioni, abbandonai il gioco piuttosto in fretta. Leggevo le recensioni estasiate sulle riviste di settore, che descrivevano una trama epica e un mondo incredibilmente vivo, ma tutto ciò non bastava a superare le mie “difficoltà tecniche” e di comfort. Alla fine, misi da parte The Witcher senza troppi rimpianti, convinto che semplicemente non fosse un titolo per me.

Tutto cambiò radicalmente nel 2018, quando ebbi la fortuna di procurarmi una PlayStation 4. Decisi di dare al gioco una seconda possibilità, e fu lì che si scatenò la magia. Io e un gruppo di amici acquistammo The Witcher quasi contemporaneamente e per un mese intero ci perdemmo letteralmente in quel mondo. Le nostre conversazioni ruotavano tutte intorno a un unico argomento: “Hai battuto il Barone Sanguinario? Cosa mi dici di Keira Metz?”. Ci tenevamo aggiornati sui progressi, ci inviavamo screenshot dei mostri più impressionanti incontrati e discutevamo animatamente. La disputa principale, inutile dirlo, riguardava chi fosse meglio tra Triss e Yennefer. Anche se, tra noi, sapevamo tutti che la scelta giusta era sempre Shani. Diventai letteralmente ossessionato dal gioco. Nessun`altra saga prima di allora mi aveva mai rapito con tanta forza. Ancora oggi, a distanza di anni, nessun singolo titolo offline ha superato The Witcher in termini di ore di gioco che gli ho dedicato.

Ho completato il gioco al 100%. Ho esplorato ogni singolo angolo di ogni mappa, raccolto ogni forziere nascosto a Skellige, trovato tutte le carte per il Gwent, visitato ogni taverna, annegato ogni annegato e portato a termine ogni contratto. Conoscevo ogni sentiero di Velen, ogni vicolo di Novigrad, ogni isola di Skellige come le mie tasche. E sapete la cosa più folle? Ho ripetuto questo immenso viaggio due volte. Di fila. Semplicemente perché non riuscivo a staccarmi. Dopo la prima run, ne iniziai subito una nuova, facendo scelte diverse per vedere come la storia si sarebbe ramificata.

La mia passione per The Witcher si espanse rapidamente oltre lo schermo della console. Gli amici, testimoni della mia ossessione, iniziarono ad alimentare ulteriormente il mio fanatismo. Per il mio compleanno mi regalarono un fumetto corposo con storie sui personaggi. Lo divorai in un paio di giorni, perdendomi nelle illustrazioni e assorbendo ogni minimo dettaglio. Poi arrivò il Gwent fisico, quello vero, con carte robuste e un`ottima grafica. Peccato per loro che non avessero considerato di avere a che fare con un fan sfegatato e che la competizione con me fosse impari; così finii per vincere contro di loro più e più volte.

E poi, inaspettatamente, finii in ospedale. Una settimana in reparto sarebbe potuta essere interminabile e noiosa, ma per fortuna avevo sul telefono i libri di Sapkowski. Lessi quasi tutta la saga, ad eccezione dell`ultimo volume. Ancora oggi non riesco a costringermi ad aprirlo, un po` per mancanza di interesse, un po` perché so che il finale è comunque un disastro (almeno a mio avviso). I libri diedero una profondità inimmaginabile al gioco. Iniziai a notare con stupore quanto CD Projekt RED fosse riuscita a trasferire fedelmente il mondo creato da Sapkowski sullo schermo, preservandone lo spirito autentico. Ogni dialogo, ogni dettaglio, ogni sfumatura: tutto era intriso di quell`atmosfera unica e inconfondibile.

Ho divorato avidamente tutto ciò che era collegato all`universo di The Witcher. Mi sono immerso nello spin-off Thronebreaker: The Witcher Tales, un gioco di carte narrativo in cui ho combattuto al fianco di Meve e dei suoi guerriglieri. Ho continuato a giocare al Gwent, prima la vecchia versione su PS4, poi la nuova sullo smartphone. Ho persino provato a completare i primi due capitoli della serie principale, sebbene mi sembrassero ormai un po` datati. Sono arrivato al punto di scaricare The Witcher: Battle Arena, una MOBA mobile che, a essere sinceri, era piuttosto mediocre. E ho persino comprato Soulcalibur VI solo per poter giocare nei panni di Geralt come personaggio ospite. Sì, ero proprio quel tipo di fan disposto a spendere soldi per qualsiasi cosa avesse anche solo un accenno a The Witcher. E potete solo immaginare cosa succedeva quando vedevo il merchandise alle fiere di settore…

La vera culminazione della mia passione, però, fu la decisione di forgiarmi una spada. Una vera. Quell`estate lavoravo saltuariamente come fabbro in una ditta di manutenzione locale, e lì c`era un saldatore che era un vero mago nel trasformare il ferro vecchio. Lo convinsi, forse per interesse o forse perché l`avevo esasperato a tal punto, ad aiutarmi a realizzare la spada. Mi diede una lista di materiali e mi mandò al mercato edile. Ricordo ancora la scena mentre sceglievo la lastra d`acciaio per la lama. Il venditore mi guardava come se fossi un pazzo, ma non mi importava affatto: un fan con una missione non si ferma davanti a nulla. Comprai il foglio di acciaio, pezzi di ferro per la guardia e l`impugnatura, e scovai il dado più imponente per il pomolo. E così ebbe inizio la magia.

Il saldatore disegnò il contorno della lama, scegliemmo insieme la forma della guardia, e io seguivo ogni fase del processo incantato, come stregato. Lui batteva il martello sul metallo con la maestria di un nano forgiatore da fantasy, saldava i pezzi, e alla fine tra le mie mani c`era una spada lunga un metro. Spuntata, a dire il vero. Il saldatore si rifiutò categoricamente di affilarla, per paura che potessi accidentalmente affettare i vicini. Mi diede una cote e disse: “Se proprio ci tieni, affilala tu”. Spoiler: affilare una lama di un metro a mano è un`impresa letteralmente impossibile. Così la spada è rimasta un pezzo decorativo. Ma che spettacolo era! La brandivo per casa, immaginando di essere Geralt pronto ad affrontare un leshen.

Gli amici erano entusiasti del “mio” capolavoro artigianale. Uno di loro si ispirò talmente tanto che decise di fare una spada di legno, simile alla “Rondine” di Ciri. Ricoprì l`impugnatura con della pelle, e l`aspetto finale era davvero notevole. Decidemmo di organizzare un duello “amichevole”, ma la sua spada si disintegrò al primo, leggero colpo della mia ferraglia. La mia, tra l`altro, era piuttosto pesante, circa tre chili. Ho provato a usarla per fare un po` di esercizio fisico, ma agitare una lama del genere in una stanza piccola si rivelò un`idea pessima e pericolosa. Ora la spada riposa sotto il letto nella casa dei miei genitori, come un trofeo di un tempo passato.

Il mio fanatismo arrivò a toccare vette inaspettate: chiamai il mio cane in onore di Geralt. Quando la mia famiglia prese per la prima volta un cucciolo, insistei perché si chiamasse così. Il cane, tra l`altro, si rivelò essere burbero e fedele proprio come il suo omonimo witcher. E un mio amico seguì la tendenza: il suo cane si chiama Jaskier. A volte scherzavamo persino sull`idea di prenderne un altro e chiamarlo Yennefer, ma quello sarebbe stato davvero troppo.

Anche ora, a distanza di anni, sono pochi i giochi che riescono a suscitare in me le stesse profonde emozioni di The Witcher 3. Non è semplicemente un gioco, è un universo intero. Ricordo di essermi perso completamente nella musica: le melodie accoglienti delle taverne, le tracce epiche dei combattimenti e, naturalmente, la struggente canzone di Priscilla. È ancora un brano fisso nella mia playlist. Il mondo di gioco appariva incredibilmente vivo: ogni NPC (anche se, diciamocelo, avevano tutti la stessa faccia), ogni villaggio, ogni foresta. Potevo passare ore a vagare per Velen, semplicemente per godermi i paesaggi mozzafiato. Ricordo vividamente la prima volta che misi piede a Toussaint, l`area dell`espansione Blood and Wine. Mi fermai su una collina e osservai il sole tramontare sui vigneti rigogliosi. Era di una bellezza tale che rimasi lì, semplicemente a contemplare il paesaggio, dimenticandomi completamente delle missioni che mi attendevano.

Anche i personaggi hanno lasciato un`impronta indelebile. Geralt, burbero all`esterno ma con un cuore d`oro. Yennefer, inizialmente snervante con la sua arroganza, ma capace di farti innamorare di sé col tempo. Ciri, per cui provi un affetto e una preoccupazione simili a quelli che si hanno per una sorella. Persino i personaggi secondari, come il Barone Sanguinario, riuscivano a catturare l`attenzione. E che dire della quest di Geralt ubriaco a Kaer Morhen? Io e i miei amici ridevamo a crepapelle ogni volta che la ricordavamo, raccontandoci l`episodio di lui che barcollava con un solo stivale, anche se ormai tutti conoscevano la quest a memoria. Ogni giocatore di The Witcher ha i suoi momenti speciali, le sue ragioni uniche per amare il gioco. Per alcuni è la battaglia finale con la Caccia Selvaggia, per altri il primissimo contratto sul grifone. Per me, è il tramonto a Toussaint, nella mia piccola vigna.

Le espansioni, poi, erano veri e propri giochi a sé stanti. Hearts of Stone, con la sua fiaba oscura e inquietante sul Maestro degli Specchi, era geniale e terrificante allo stesso tempo. Le espansioni hanno arricchito ulteriormente un gioco già immenso, e le considero tuttora tra i migliori DLC mai realizzati. Sì, non è ancora il loro anniversario (dovremo ricordarci di loro nel 2026!), ma meritano comunque ogni complimento.

Tuttavia, col passare del tempo, il mio fanatismo sfrenato ha iniziato gradualmente ad affievolirsi. La serie TV di Netflix non si è rivelata all`altezza delle mie aspettative. Anche il film d`animazione “Nightmare of the Wolf” non mi ha convinto del tutto. E poi è uscito Cyberpunk 2077, e la mia attenzione si è inevitabilmente spostata altrove. Ho smesso di essere il fan “ossessionato” di un tempo, ma l`amore profondo per la terza parte è rimasto intatto nella mia anima. È come un vecchio amico a cui si torna sempre volentieri. Ogni tanto avvio il gioco, semplicemente per passeggiare per le strade di Novigrad o per ascoltare quelle melodie familiari.

Ora, mentre CD Projekt RED lavora attivamente su quello che sarà The Witcher 4, sono convinto che la serie abbia ancora un futuro brillante davanti a sé. Gli sviluppatori hanno già dimostrato ampiamente di possedere il talento per creare autentici capolavori. Attendo con impazienza il nuovo gioco, ma finché non uscirà, colgo volentieri ogni occasione per rivivere i vecchi, indimenticabili viaggi.

Ricordo ancora le ore passate a discutere con gli amici su quale segno di Geralt fosse più efficace, Igni o Aard, e a cercare indicazioni su dove trovare l`armatura da Gran Maestro. Sono davvero curioso di sentire le vostre storie e i vostri ricordi legati a questo gioco. Perché amate The Witcher 3? O magari non lo amate? Quali momenti vi sono rimasti più impressi nella memoria? Forse è stata la quest in cui avete aiutato Jaskier con le sue avventure amorose? O l`epica battaglia contro Eredin? O forse, proprio come me, amavate semplicemente perdervi nel vasto mondo e ascoltare il fruscio del vento tra gli alberi? Condividete i vostri pensieri, perché oggi è proprio il giorno perfetto per ricordare questa leggenda. Perché The Witcher 3 non è solo un gioco, è un`esperienza unica e speciale.

By Federico Santoro

Federico Santoro, dal cuore di Roma, trasforma ogni evento sportivo in una narrazione avvincente. La sua voce distintiva nel racconto delle partite di basket e calcio ha creato uno stile unico nel panorama giornalistico italiano. Le sue analisi tattiche sono apprezzate sia dagli appassionati che dai professionisti del settore.

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